lunedì 31 luglio 2006

Non sono un esperto di religioni. Non vorrei aver scritto male dei nomi o fatto degli errori.



Cana : sospesa nel martirio di ieri e di oggi.


 


Davanti alla strage di Cana, a quei poveri corpi di bambini straziati dalle bombe, seppelliti , fino alla morte per asfissia, sotto tonnellate di macerie, senza il conforto di un adulto che stringesse loro una mano, che potesse allontanargli dalla bocca la polvere di cemento che li stava soffocando, che potesse smuovere i detriti dei solai crollati che impedivano di vedere per un ultima volta un raggio di luce, un ultimo spiraglio di quel cielo terso e azzurro della loro bella e sfortunata Terra dei Cedri, c’è davvero solo da sperare, con intensa commozione, che la fine di quegli innocenti sia arrivata alla svelta, senza dolore, che il respiro della vita si sia spento, si sia consumato in un flash tra stordimento ed eternità.


In quella strage  c’è qualcosa di marcio, di profondamente perverso. E’il male oscuro che si agita nel dna di “ Israele “. Un odio antico che ha attraversato i secoli. Un mix di arroganza, di disprezzo, e insieme di ancestrale paura, per il goim,  inchiodato nel profondo collettivo dei figli eletti di Jhavè  dalla lettura e dalla pratica dei riti del talmud.


Cana, prediletta da Gesù, dove il figlio di Dio, a mani congiunte, volle manifestare il suo primo miracolo.


Quel Gesù  che fù inchiodato sulla Croce del Golgota per volontà dei suoi aguzzini.


Ieri Mel Gibson è stato arrestato negli Stati Uniti per guida in stato di ubriachezza. Mentre gli agenti della stradale gli serravano le manette ai polsi, il regista-attore di Breveehart e della Passione di Cristo proclamando la sua assolutà estraneità all’accusa che gli veniva contestata si rivolgeva ai suoi sequestratori chiedendo loro se … per caso … fossero stati degli ebrei.


DNA per DNA.


Cana aveva già sopportato un'altra strage di uomini, di donne, di giovani, anziani e bambini per mano di “ Israele “ nel 1996.  I morti quella volta furono 105, in un accampamento sotto la protezione dell’ Onu, colpito da 5 bombe da 250 pound sganciate da aerei con la Stella di David. I corpi bruciati dal fuoco delle esplosioni furono inumati nel centro del villaggio. I superstiti eressero un monumento a ricordo del massacro. Le bombe di ieri lo hanno spazzato via, insieme a 30 abitazioni.


Sarà ricostruito. La nuova stele sarà di marmo bianco, il colore della sacralità e dei bambini che volano in paradiso con gli angeli. Perché la memoria non si disperda.


 


 


 


 


 






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Israele: I Nuovi Orchi

 

Al fianco della popolazione libanese contro il terrorismo sionista

 

 

Israele e USA: I nuovi orchi del XXI secolo

Israele e USA Vergogna del genere umano

 

 

 

Il Movimento Nazional Popolare condanna inorridito la strage dei bambini di Cana compiuta dagli orchi israeliani.  Con questa ennesima orrenda strage lo Stato d' Israele conferma la sua natura terrorista cui può dare sfogo grazie al sostegno dei macellai della Casa Bianca, lucidi  pianificatori del genocidio arabo. 

 

Il Movimento Nazional Popolare esprime totale e incondizionata solidarietà al popolo libanese e approva con soddisfazione la cacciata dal Libano di Condoleza Rice, disgustosa ambasciatrice di morte, augurandosi che tutto il mondo arabo faccia altrettanto.

 

Ancora una volta dobbiamo rilevare l'impotenza dell'ONU, organismo sterile e condizionato a distanza di 60 anni dalla fine del secondo conflitto mondiale da un vergognoso e desueto diritto di veto continuamente utilizzato dagli Stati Uniti per proteggere i suoi interessi e continuare nella sua strategia di dominio mondiale.

 

Il Movimento Nazional Popolare sottolinea  l'assoluta debolezza del governo italiano incapace di affrancarsi con gesti decisivi dalla sudditanza ai "padroni del mondo". All'arroganza, alla prepotenza, alla vocazione criminale di Israele e  Stati Uniti bisogna rispondere con l'immediata uscita dalla NATO, con la chiusura delle basi militari americane nel nostro paese e con la rottura delle relazioni diplomatiche con chi dimostra sistematicamente il più totale disprezzo della vita umana.

 

Mentre invita  tutto il popolo italiano al boicottaggio economico di USA e Israele e dei loro sostenitori, il Movimento Nazional Popolare richiama l'attenzione di tutte le forze politiche non allineate sull'urgenza di unirsi in un nuovo fronte comune che sappia dar vita ad un MOVIMENTO DI LIBERAZIONE NAZIONALE capace di restituire al nostro paese  la sovranità che i governi liberaldemocratici hanno svenduto e di battersi per quella Europa Nazione, Sociale, Armata e Indipendente  di cui il mondo intero mostra di avere sempre più  bisogno.

 

 

IL MNP

 

 

 

 

sabato 29 luglio 2006

Il Ministero della Verità


> Il «Ministero della Verità»
> di Maurizio Blondet
>
> «Non c'è mai andata così bene», ha detto Gideon Meir, portavoce del
> ministero degli Esteri israeliano: «il lavoro dell'hasbara è una
> macchina perfettamente oliata». (1)
> «Hasbara» significa «propaganda» in ebraico.
> Ma il termine è solo per uso interno: per l'esterno, il termine
> usato è «informazione corretta», oppure «oggettiva», soprattutto non
> macchiata di «pregiudizi anti-ebraici», ossia di «antisemitismo».
> Come deve essere l'informazione corretta l'ha intimato un tizio
> chiamato Gianni Riotta, uno dei direttori minori de Il Corriere
> assolutamente voglioso di carriera: «Chi diffonde su internet le
> foto dei bambini libanesi dilaniati farebbe bene a ricordare anche
> la quindicenne arabo-israeliana, uccisa innocente nel villaggio di
> Mghar da un ordigno Hezbollah. Applicare la logica notarile del 'chi
> fa di peggio?' in Medio Oriente significa rassegnarsi alla
> mattanza». (2)
> Il Corriere non cadrà nella logica notarile e antisemita; per questo
> le foto dei bambini libanesi (non dilaniati, Riotta: carbonizzati
> dal fosforo) circolano solo su internet, e mai sul grande giornale.
> Per non sbagliare, le TV di Berlusconi non hanno mandato nemmeno i
> loro inviati a Beirut ridotta a macerie; li hanno mandati ad Haifa,
> che giorno per giorno dipingono come la stoica, eroica città martire
> di Sion.
> Nessuna contabilità notarile: le sofferenze della popolazione
> giudaica, i 19 morti israeliani -invariabilmente si
> aggiunge: «innocenti» - sono un'immane tragedia, niente in comune
> con gli almeno 600 morti libanesi, un terzo bambini, e il milione di
> profughi privati di tutto dai bombardamenti a tappeto.
> Un intero Paese distrutto dalle fondamenta vale meno di 19 morti.
> Non si faccia contabilità.
>
> «Corretta» è l'informazione che tace dei massacri compiuti in questi
> giorni, insieme all'attacco al Libano, sulla gente di Gaza, perché
> non perda l'abitudine.
> I morti qui sono almeno 130.
> L'associazione Médecins du Monde ha segnalato «la particolare
> gravità delle ferite», dovute all'uso di armi proibite di nuovo tipo.
> I medici dicono di non aver mai visto «ustioni così specifiche,
> concentrate nella parte inferiore del corpo e che provocano una così
> alta propensione alle amputazioni».
> Il ministero palestinese invoca un'inchiesta indipendente.
> Ed esibisce schegge «traslucide e invisibili ai raggi X», con sopra
> la scritta «test», che paiono essere la causa delle bruciature che
> portano inevitabilmente alle amputazioni. (3)
> Ma chi ascolta i medici palestinesi e francesi?
> Chi domanda che cosa giustifica un'aggressione sterminatrice sulla
> gente di Gaza?
> Non certo Emilio Fede, né Toni Capuozzo.
> Perciò l'addetto-stampa di Olmert, Assaf Shariv, ha tutto il diritto
> di rallegrarsi sul Jerusalem Post: «La stampa estera intervista
> quattro volte più israeliani che libanesi o palestinesi». E cita i
> risultati: «Un sondaggio di Sky News mostra che l'80 % dei
> telespettatori ritiene giustificata la devastazione del Libano, e
> danno la colpa agli Hezbollah».
> Conosco la faccenda: una lettrice scrive anche a me, «per fortuna
> non sono bianca o nera come lei, ma mi sembra che il suo
> accanimento, più che per la ricerca della verità, sia per la
> denigrazione degli ebrei in quanto tali».
>
> Dire la verità equivale a denigrare.
> Indignarsi per lo sterminio in corso, è bianco-e-nero.
> Goebbels non riuscì mai a far passare le «buone ragioni del Terzo
> Reich» a proposito dei lager.
> Sono i successi dell'hasbara.
> Come esulta il Jerusalem Post, «Israele ha richiamato in servizio
> le 'riserve' medianiche», per far trionfare la verità senza bianco-e-
> nero.
> Il «Ministero della Verità» israeliano lavora a pieno ritmo.
> Gli arruolati sono i professionisti, probabilmente pagati.
> Poi ci sono i volontari dilettanti.
> Il ministero degli Esteri ha creato un software «gratuito, sicuro e
> utile» che gli attivisti possono scaricare per organizzare la
> disinformazione e l'intimidazione della stampa.
> Una volta scaricato lo strumento, che si chiama
> Megaphone, «riceverete aggiornamenti e link istantanei ad importanti
> sondaggi internet, la segnalazione di articoli che richiedono una
> reazione, ecc.», spiega una lettera del suddetto ministero firmata
> da Amiri Gissim, capo dell'Hasbara Department.
> Insomma, poniamo che CNN, la 7 o Canale Cinque facciano
> un «sondaggio» (pseudo-sondaggio) fra gli ascoltatori, sul Libano e
> la Palestina.
> «Megaphone» ve lo segnala all'istante, sicchè voi potere «votare»
> immediatamente cliccando su un pulsante elettronico.
>
>
>
> Oppure, poniamo che il Guardian o Blondet scrivano un
> articolo «problematico, che richiede una risposta»: Megaphone ve lo
> segnala, e potete subissare i colpevoli di mail minacciose, insulti
> di antisemitismo, razzismo, negazionismo.
> Se sono giornalisti dipendenti, potete chiedere il loro
> licenziamento all'editore.
> «Le guerre odierne si vincono con l'opinione pubblica», dice il
> proclama ministeriale ebraico:
> «è il momento di attivarsi e dare voce alla parte israeliana nel
> mondo. abbiamo bisogno di 100 mila utenti di Megaphone per fare la
> differenza».
> L'utile strumento, cari lettori non in bianco-e-nero, è scaricabile
> al sito Giyus.org: approfittatene. «Giyus», in inglese, sta
> per «Give Israel your united support», ma in ebraico è la parola che
> significa «mobilitazione».
> Mobilitazione bellica, propaganda bellica: ossia la verità più
> oggettiva.
> Attenzione, perché qualche menzogna antisemita continua a filtrare,
> nonostante la vigilanza.
> Per esempio, la notizia che Bush «ha accelerato la spedizione ad
> Israele di bombe a laser» per spezzare l'imprevista resistenza
> Hezbollah.
> «Due Airbus 310 pieni di bombe al laser GBU 28 sono atterrati a
> Prestwick presso Glasgow per rifornimento di carburante. è lo stesso
> aeroporto usato dalla CIA per le renditions», scrive il Telegraph.
> Ecco un'informazione scorretta, da sopprimere - e Riotta l'ha
> soppressa.
>
> Le GBU destinate in fretta a Israele, almeno cento, sono bombe da
> 250 chili guidate al laser, concepite per spaccare i bunker, e
> perciò appesantite con uranio impoverito: la civiltà occidentale,
> dopo le devastazioni, regala ai libanesi anche la prossima epidemia
> di cancro.
> E la spedizione è avvenuta nelle ore in cui, secondo Channel 4
> inglese, Condi Rice era a Roma come «onesto mediatore» per
> una «tregua» che ha - apparentemente - bloccato.
> Il 16 luglio, la BBC ha sparato una «breaking news»: «Grave
> escalation del conflitto».
> Ma il servizio non riguardava le duemila missioni di bombardamento
> di Giuda che quel giorno stavano distruggendo ogni ponte, strada,
> centrale elettrica e persino la centrale del latte del Libano; bensì
> un razzo Hezbollah su Haifa.
> Questa la grave escalation.
> Idem Channel 4, reportage dal titolo «Lebanon burns»: ma del video
> di quattro minuti, tre erano dedicati ad Haifa, la città martire.
> Il Telegraph ha presto imparato (subissato da mail) ad adeguarsi
> alla verità.
> Il 15, breve notizia sui morti del villaggio di Marwahen in Libano,
> dove i bombardieri di Sion hanno attaccato dal cielo un paio di
> pulmini di famiglie in fuga dall'inferno: 20 massacrati, nove dei
> quali bambini.
> Ma la notizia è affondata in un articolo con il seguente
> titolo: «Iran sotto accusa mentre si estende la battaglia in Libano».
> Quale battaglia?
> Questa è guerra unilaterale, protesta Uri Avneri: la protesta di
> questo ebreo coraggioso resta confinata su internet, Riotta e Il
> Corriere non la vogliono.
>
>
>
> Nei servizi di informazione corretta (corretta dal Ministero)
> Israele invariabilmente «risponde», «reagisce»: l'iniziativa è
> sempre degli altri, i «terroristi» (anche il Terzo Reich chiamava i
> partigiani «banditen» e «terroristen»). (4)
> Se l'atrocità del giorno è troppo grossa, se su internet circolano
> troppe foto di bambini carbonizzati, scattate da coraggiosi
> fotoreporter che rischiano la vita, allora si allestisce un servizio
> speciale che ricorda: Israele «combatte per la sua stessa
> esistenza», messa «in pericolo».
> Israele ha diritto «all'auto-difesa».
> E parte un filmato sull'olocausto...
> La diretta TV sul cosiddetto vertice di Roma voleva essere completa.
> Ma quando il ministro libanese Siniora ha evocato le 17 mila
> violazioni della sovranità libanese compiute da Israele, una mano
> corretta ha troncato la diretta: non si faccia contabilità notarile,
> siamo qui per «la pace», il corridoio umanitario, non si parli di
> aggressori e di aggrediti.
> Il corridoio umanitario, beninteso, è stato liquidato dalla Rice.
> In caso estremi, interviene l'ambasciatore.
> Alla radio svizzera del Ticino è arrivata la protesta
> dell'ambasciatore Aviv Shir-On.
> Tra l'altro, nella sua protesta si legge: l'islamismo «è una cosa
> che dovrebbe preoccupare voi, così come preoccupa me, perché dopo
> aver raggiunto i loro obiettivi in Medio Oriente, potrebbero
> mettersi a dare la caccia anche a voi. Non dimenticatevi i missili
> di 3.000 chilometri di gittata che sono in mano degli iraniani, i
> quali hanno creato gli Hezbollah, li hanno addestrati e li hanno
> dotati dei razzi che uccidono i civili israeliani».
>
>
>
> Qui c'è una deliberata menzogna in un atto ufficiale: l'Iran non
> dispone affatto di missili di gittata 3 mila chilometri, anche se
> l'hasbara ebraica continua a ripeterlo.
> Ed anche se li avessero, perché dovrebbero puntarli su Berna?
> La Svizzera non minaccia Teheran di annichilimento.
> Beh, questo genere di menzogne non funziona tanto bene in Europa.
> Funziona meglio in USA, su una popolazione in piena paranoia
> apocalittica.
> E perciò la macchina dell'hasbara là non si limita a frenare la
> verità, emette fumi di menzogne senza il minimo pudore.
> La Fox News il 26 luglio ha mostrato i soliti filmati di Beirut su
> cui si alzano colonne di fumo dei bombardamenti.
> Il titolo in sovrimpressione però diceva: «La minaccia nucleare».
> I due giornalisti titolari della speciale, Hannity and Colmes, hanno
> mostrato dei contatori Geiger.
> A che scopo?
> L'ha spiegato l'esperto, ospite della serata, Chaim Dallas;
> sedicente direttore di un fantomatico «Center for Mass Destruction
> Defense».
> Questo ebreo ha ripetuto una dozzina di volte il concetto: «Non ho
> il minimo dubbio che in futuro i terroristi useranno una bomba
> nucleare contro gli Stati Uniti, e un sacco di radioattività cadrà
> sugli americani».
> Battere il ferro: stessa serata, sempre su Fox, programma «The big
> story» di John Gibson: intervista all'«esperto antiterrorismo»
> Robert Strang.
> Il quale asserisce: «Cellule di Hezbollah sono già qui in territorio
> americano.
> Sono una grossa presenza in USA, e sono qui già prima di Al Qaeda».
>
>
>
> Conclusione: «sì, guardiamo quello che succede in Israele e Libano;
> ma ciò di cui noi esperti siamo davvero preoccupati è la possibilità
> di un altro attentato terroristico sul suolo americano o agli
> interessi americani all'estero». (5)
> E' proprio quello che dice l'ambasciatore agli svizzeri;: attenti,
> Hezbollah può colpire anche voi. Con il pubblico americano si può
> osare di più: Hezbollah è già tra noi, forse ne avete uno sotto il
> letto.
> E subito dopo, è apparso il ricorrente messaggio di Al Qaeda, con il
> solito «Al-Zawahiri» meglio truccato del solito (un cachet argento
> sulla barba) che parlava, probabilmente, da Hollywood.
> E' questa l'informazione corretta approvata da Riotta, questo
> maestro di giornalismo, come da Emilio Fede.
> In Israele da cui origina, almeno la chiamano «hasbara», propaganda.
>
>
> -----------
> Note
> 1) Gil Hofman, «Israel calls up media 'reserves' », Jerusalem Post,
> 17 luglio 2006
> 2) Gianni Riotta, «Primo: fermare gli Hezbollah», Corriere della
> Sera, 26 luglio 2006.
> 3) Jennie Matthew, «Misterious wounds from israeli shells in Gaza»,
> Middle East Online, 27 luglio 2006.
> 4) «Chi controlla le parole controlla il pensiero» (Orwell, 1984),
> il sistema sovietico ha fatto immenso uso di questa tecnica. Qui si
> può aggiungere che, alla fine, l'uso di parole «corrette» finisce
> per controllare il pensiero non solo dei soggetti dominati, ma anche
> dei dominanti. Per esempio, già Golda Meir in una celebre intervista
> alla BBC disse che «non c'è una nazione palestinese, i palestinesi
> non esistono». Questa è la politica israeliana: i palestinesi non ci
> sono, non sono nulla. Il genocidio è già nella mente prima che negli
> atti.
> 5) «Hezbollah and Al Qaeda are here in USA and ready to spring at
> any moment», Newshound, 27 luglio 2006.
>

giovedì 27 luglio 2006

IL MNP sulla Conferenza di Roma

COMUNICATO STAMPA del MNP

 

 

 

La conferenza di Roma di ieri 26 luglio sul Libano e sull'aggressione israeliana si è rivelata nei fatti assolutamente fallimentare e ha dimostratro  l'inconsistenza e i limiti della politica estera italiana ed europea. Da un lato il ministro degli esteri D'Alema ha mostrato tutta la sua mediocrità facendosi trattare come un pivellino (agli osservatori non è sfuggito il velo di amarezza nella dichiarazione finale)  da Condoleza Rice, ministro degli esteri  e portavoce dell'amministrazione gangsteristica di Bush e dall'altro l'Europa non ha saputo esprimere una posizione unitaria, forte e condizionante nei confronti dei falchi della guerra americani e israeliani. Al di là infatti di una dichiarazione di intenti non si è andati e se la Rice ha posto il veto su un immediato cessate il fuoco, richiesto dalla Francia - l'unica nazione, le va riconosciuto, che ha tentato di fermare la macchina della morte israeliana, l'esercito di Tel Aviv ha simultaneamente fatto sapere che l'offensiva militare durerà per settimane.  Così  in Libano si continua a morire sotto le bombe ebraiche e a poco serviranno le ipocrite iniziative del corridoio umanitario e del sostegno economico a Beirut nel momento in cui la capitale libanese ogni giorno, al pari di quanto accaduto a Bagdad ,viene ridotta ad un cumulo di macerie.

 Il Movimento Nazional Popolare esprime la sua solidarietà a chi combatte per l'indipendenza della propria patria contro l'aggressione ebraico-americana e stigmatizza la debolezza del governo italiano. Ancora una volta appare chiaro a tutto il mondo  come i regimi liberaldemocratici europei non siano in grado di affrancarsi dalla sudditanza agli USA e ad Israele cui di fatto hanno riconosciuto il diritto di uccidere. Il MNP rileva infine la faziosità dei giornalisti dei notiziari nazionali televisivi e radiofonici che non hanno perso occasione per offrire i propri servigi ai terroristi della stella di David.

 

IL MOVIMENTO NAZIONAL POPOLARE

DIREZIONE NAZIONALE
ROMA

telefax n. 06/35344399

cell. 339/3547515

mercoledì 26 luglio 2006

Israele è un progetto,e ha bisogno di nemici

 
Il Volto di Qana (VII)

di Miguel Martinez [22/07/2006]
Fonte: kelebek [scheda fonte]

 



 Beirut in questi giorni

Quando abitavo a Roma, tanti anni fa, c'era un tale che era solito arrampicarsi sugli angoli più inaccessibili del Colosseo, con un grande cartello al collo.


Credo fosse un ambulante, che protestava per una faccenda di licenze.


Comunque, arrivava la polizia e con qualche manovra di alpinismo archeologico, lo tirava giù. E dopo qualche giorno, lo ritrovavano allo stesso posto.


Mettiamo, invece, che il ministero degli interni avesse deciso, di concerto con il governo, di stanarlo radendo al suolo il Colosseo, con dentro qualche centinaio di turisti.


E' più o meno quello che sta facendo in questi giorni Israele.


Questo porta, qualche volta, a critiche ingenue o ipocrita contro una presunta "risposta sproporzionata", che sarebbe quindi (lievemente) immorale.


In politica si fa carriera grazie all'assenza di ogni forma di scrupolo, e quindi chiedere a uomini politici di comportarsi eticamente, sarebbe come chiedere la monogamia a una prostituta. La morale casomai diventa uno strumento di immagine e di manipolazione, ma quello è un altro discorso.


Inoltre, il concetto di "risposta sproporzionata" presume una logica da asilo nido, dove Pippo ha rubato il giocattolo a Nando, e Nando per dispetto lo ha picchiato.


La politica, invece, seleziona le persone per la loro capacità di prevedere i risultati delle proprie azioni, di non fare passi falsi, e di affidarsi all'astuzia più che all'emozione.


Questo significa che se il governo decide che per stanare un ambulante, è il caso di radere al suolo il Colosseo con dentro i suoi visitatori, sa quello che fa. E siccome il Colosseo è molto più importante dell'ambulante, quasi certamente l'ambulante è solo un pretesto per arrivare alla distruzione del Colosseo.


Non abbiamo mai sottovalutato l'intelligenza e la lungimiranza dei governanti d'Israele, che contano su molti saggi uomini politici in grado di evitare colpi di testa individuali, innumerevoli esperti in tutto il mondo, un'immensa rete di intelligence, e devono rendere conto di tutto ciò che fanno alle grandi organizzazioni sioniste di New York, a loro volte gestite da alcuni dei migliori uomini d'affari, militari e tecnici del paese che domina il pianeta.


Prima di tutto, l'attacco al Libano ha rimesso in moto il ciclo vizioso su cui si regge Israele: ha generato un immenso ma impotente risentimento tra tutti gli arabi del mondo. E questo risentimento rimette Israele psicologicamente "sotto assedio" (il famoso slogan del "diritto di esistere"), permette di tirare in ballo le solite cose sull'"antisemitismo", e garantisce quindi l'acquiescenza sia degli "occidentali" che di tanti sostenitori ebrei in tutto il mondo.


Israele, ricordiamo, non è un paese, come l'Italia, ma è un progetto, il sionismo, a cui si aderisce volontariamente. Ma senza tensione, uno Stato che si basa sulla pura volontà delle persone, rischia di diventare uno stato normale. E se diventasse normale, i suoi stessi abitanti finirebbero per emigrare altrove, mentre non riceverebbe più appoggi esterni. Ecco perché occorrono, ciclicamente, provocazioni forti, come quella compiuta del tutto gratuitamente da Sharon nel 2000, con la passeggiata sulla spianata delle moschee a Gerusalemme, che scatenò la seconda Intifada.


Questo è l'aspetto interno. Ma c'è anche un aspetto esterno fondamentale.


Israele ha colto l'occasione del sequestro di due suoi soldati per distruggere tutto il sistema di infrastrutture del Libano, annientando le basi stesse dell'economia, in maniera molto più sistematico di quanto abbia fatto nel 1982.


Allo stesso tempo, mentre a parole chiede l'intervento dell'esercito libanese, Israele ha distrutto anche tutte le strutture, certo fragili, di quell'esercito.


E ha trasformato un quarto circa della popolazione libanese in profughi senza assolutamente nulla. Persone scappate, non per una generica paura, ma per un esplicito invito, tramite lancio di volantini e sms (il genocidio entra nel terzo millennio) ad abbandonare immediatamente le proprie case. I profughi sono per la maggior parte sciiti, e si riversano nelle zone sunnite, risvegliando vecchi risentimenti.


Salvo imprevisti, il risultato dovrebbe essere la fine dell'unità e della ricostruzione libanese, e la ripresa di lotte tribali e di clan, come avviene sempre quando un'economia collassa e si muovono contemporaneamente grandi masse di persone.


E' chiaro che il problema è geopolitico. A Beirut ci può essere un governo di destra o di sinistra, filosiriano o filoisraeliano, poco importa. Comunque il Libano è un forte centro economico e intellettuale per tutta l'area, e anche un punto di fusione tra mondo islamico e cristiano. E perciò deve sparire.


Tutto questo ci ricorda quanto è successo all'Iraq. L'Iraq, qualunque governo avesse, era l'unico paese in tutto il mondo arabo che avesse, insieme, petrolio, acqua e popolazione. E quindi aveva cibo, un alto numero di laureati e la possibilità di avere una forte economia.


Oggi l'Iraq ha cessato di esistere, con un'economia annientata e divisa in pratica in tre paesi, con sunniti e sciiti che si neutralizzano a vicenda in orrendi massacri. E' una situazione che non aiuta certamente la reputazione di George Bush, ma a lungo termine è un risultato molto più utile per gli interessi "occidentali" di un Iraq temporaneamente filo-americano, ma sempre forte.


Lo stesso si può dire della Palestina: basti pensare come a Gaza in questi giorni abbiano preso di mira l'energia, l'acqua, l'agricoltura e le comunicazioni, ma anche come abili architetti e geometri abbiano ideato percorsi per il Muro che rendono impossibile ogni forma di vita economica in Cisgiordania.


Rimangono due stati forti nell'area: la Siria e l'Iran: l'Arabia Saudita, avendo solo petrolio, non può esistere fuori dai circuiti finanziari occidentali e quindi non pone problemi, come ne pone pochi l'Egitto con la sua drammatica sovrapopolazione.


Possiamo pensare bene o male dei governanti della Siria e dell'Iran, ma quello che è importante è che quando crolleranno quei governi, crollerà anche l'unità nazionale. In Siria, ci sarà una spaventosa frammentazione su basi religiose, in Iran su basi etniche.


Ogni giorno, ci dicono che proprio questi due paesi, guarda caso, saranno prossimamente il bersaglio di qualcosa. Potrà essere un attacco esterno o qualche forma di sovversione interna, ma non servirà tanto a portare al potere un governo "occidentalista". Servirà a sciogliere quei paesi nell'acido.  






Vertice di Roma: ci trascinano in guerra

Maurizio Blondet

23/07/2006


«Ora l’Italia conta davvero»


«La svolta di D'Alema, ora l'Italia conta davvero», esulta Repubblica del 22 luglio:
«L'Italia ricuce definitivamente lo strappo, rendendo manifesta la ritrovata partnership con gli USA. Rilancia la sua spinta propulsiva all'interno di un'apatica UE. Rafforza il suo ruolo di cerniera nel Mediterraneo», e via trionfando.
Attenti lettori pacifisti di sinistra a questa prosa, pari solo a quella usata da Emilio Fede per estollere i successi di Berlusconi.
Attenti, perché il trucco è diretto a voi: per calmarvi, per mostrarvi che Massimo fa qualcosa di sinistra, che cerca la pace, sfida gli Stati Uniti… ma ve lo dice Repubblica, che non è così: il vertice di Roma segna «la ritrovata partnership con gli USA».
Il vertice di Roma è stato deciso in America. (1)
Per dare agli europoidi quello che gli europoidi vogliono, un bel dibattito, una bella «mediazione» di chiacchiere, un corridoio umanitario magari...
Mentre si dà ad Israele quella settimana in più di cui ha detto di aver bisogno per finire il lavoro in Libano.
Era stato già deciso.
Dove?
A San Pietroburgo.
Lo ha rivelato un microfono aperto casualmente, che ha colto il colloquio fra Bush e Blair.
Bush parlava come un gangster ubriaco; Blair lo imitava nell'eloquio, piegato servilmente in due per cogliere i biascicamenti del capo supremo.


Varrebbe la pena, avessimo tempo, di tradurre l'intero colloquio, per vedere il grado di ignoranza e bassezza del comandante in capo mondiale.
Basti riportarne i punti essenziali. (2)
Bush
: «Che dici di Kofi? Pare strano. Non mi piace la sequenza: il suo atteggiamento è alla fin fine: cessate il fuoco e poi qualunque cosa succede. Capisci quel che dico?»
Blair: «Yeah. No, penso… la cosa molto difficile è che non possiamo bloccare questo a meno che tu ottenga l'approvazione di questa presenza internazionale. So che voi ne avete parlato ma è la stessa cosa».
Poi, frasi inaudibili. E' solo chiaro che parlano di Condoleezza Rice.
Blair: «…vedi quanto la cosa è affidabile. Ma tu bisogna che lo faccia presto».
Bush: «Yeah, lei [Condi] sta per andare. Condi va molto presto».
Blair: «Ottimo, vedi, questo, questo, questo è tutto quel che conta. Se tu…capisci, ci vorrà qualche tempo per finirla. Ma almeno dà alla gente un…»
Bush: «Un processo [un «processo di pace» da acquietare gli europei, come il precedente, ndr.] sono d'accordo. Le ho detto anche della tua offerta».
Blair: «Beh, questo solo se… voglio dire, se lei ha… se le occorre che le si prepari il terreno. Ovviamente se lei esce allo scoperto bisogna che abbia successo, mentre io vado allo scoperto solo per parlare».
Bush: «Capisci, l'ironia è che quello di cui loro hanno bisogno è di ottenere dalla Siria che ottenga da Hezbollah di smettere di fare questa merda, e finisce lì».
Blair: «Chi, la Siria?».
Bush: «Esatto».
Blair: «Secondo me è tutto parte della stessa cosa, lui pensa che se il Libano esce bene [sic], se troviamo una soluzione in Israele e Palestina, l'Iraq va nella direzione giusta, e lui [inaudibile]. Questa è tutta la faccenda. E' lo stesso con l'Iran».
Bush: «Quasi quasi dico a Kofi di telefonare ad Assad e far succedere qualcosa. Noi non accusiamo Israele. Non accusiamo il governo libanese…».

 
  Bush e Blair durante il colloquio segreto al G8


Non tutto è chiaro; ma una cosa sì: è già deciso che Condi Rice «vada molto presto».
Prima in Medio Oriente e poi a Roma.
In questo vertice, prevedo, appariranno molti difensori del diritto di Israele di devastare i vicini. «Angela», dice Bush, la Merkel, ci riserverà delle sorprese.
In compenso, ci sarà un bel «dibattito», come nei cineforum di sinistra.
«Kofi» otterrà qualcosa: probabilmente, sanzioni ancor più dure per l'Iran.
Quel che dirà la Rice è già noto: chiederà una «robusta» forza d'interposizione internazionale nel territorio del Libano meridionale per la sicurezza di Israele.
Anzi, sarà lo stesso premier libanese Seniora a chiederlo, a implorarlo.
Che può fare?
Il suo Paese è distrutto dalle fondamenta: da Israele.
Lui è sconfitto, e deve accusare non i devastatori, ma Hezbollah, Siria, Iran.
Così sarà riconosciuto come «democratico».
E noi abboccheremo, è un «impegno per la pace» a cui D'Alema si è già detto pronto, come per l'Afghanistan.
E come già fu prontissimo per il Kossovo.
Ciò vuol dire che i nostri soldati, insieme a britannici, francesi e tedeschi, si troveranno lì nel centro del tritacarne.
Qui non è come a Nassiria.
Non si è in contatto con bande e cani sciolti.


Qui, si è a contatto con il secondo o terzo esercito del mondo, per di più sperimentatissimo in operazioni «false flag».
Se saremo ammazzati da «Hezbollah» del Mossad, non potremo nemmeno denunciarlo.
Qui, il nostro nemico sarà il nostro «alleato», indicato come tale dal vertice di Roma: la missione consiste nel liquidare gli Hezbollah.
Dovremo versare tutto il sangue necessario, come vittime, per trascinarci  là dove finora, nonostante l'Iraq, non sono riusciti: nella terza guerra mondiale.
Naturalmente, per questa nuova «missione», è assicurato anche il voto di Berlusconi.
Verso la terza guerra mondiale con ampio voto bipartisan.
La terza guerra mondiale non è un'esagerazione mia.
È Newt Gingrich, già speaker della camera bassa americana, leader della «nuova destra
filo-giudaica», a dire da settimane in tutte le sedi che questo è l'inizio della «terza guerra mondiale».
Il 16 luglio, alla NBC, dice che «bisogna aiutare il governo libanese ad avere la potenza per eliminare Hezbollah come forza militare» (questo dovranno fare i nostri soldati europei).
Un giorno prima, durante una campagna per raccolta di fondi ai repubblicani, Gingrich dice: «Questa è la terza guerra mondiale. Israele non lascerà il Libano meridionale finchè c'è un singolo missile lì. Io andrei e farei pulizia di tutti, annuncerei che ogni aereo iraniano che tenti di portare missili per rifornirli [gli Hezbollah] sarà abbattuto. Quest'idea che è una guerra unilaterale è una cazzata».


Naturalmente tutti i giornalisti noachici si sono precipitati a ripetere il concetto:
«E' la terza guerra mondiale», ha detto Bill O'Reilly della Fox News.
«Dobbiamo combattere la terza guerra mondiale», gioisce Glenn Baer della CNBC, «l'apocalisse è imminente».
Quanto agli italiani, basta rileggere Magdi Allam, Massimo Introvigne, Galli della Loggia,
Vittorio Parsi su Avvenire (Israele ha diritto a difendersi): notevole al proposito anche Sandro Magister: questo vaticanista, che dicono assai vicino a Ruini, lancia una circostanziata accusa di «antisemitismo» contro papa Ratzinger, come ha già fatto del resto Socci.
I cristianisti sono disposti a obbedire al Papa finchè è filo-giudeo, non oltre.
E anche questo è un attacco preventivo, la preparazione del terreno (come dice Blair) attraverso l'intimidazione.
Ed è solo l'inizio.
Quella che adombra Magister, benissimo informato, è una rivolta dei giudaizzanti clericali contro Benedetto, se il Papa non tace, se non riconosce il diritto di Israele a difendersi devastando gli altri popoli.
Ma la cosa non finirà con lo stupro in Libano, anche questo l'ha detto chiaro Gingrich.
In un articolo a sua firma sul Guardian del 21 luglio: ecco il progetto, che ripeteranno in coro i Magdi Allam & C.: «Il mondo civile si trova al bivio tra vittoria e disfatta», esordisce Gingrich.
Dice lo stesso Massimo Introvigne: è Roma contro Cartagine.


«La lunga strada verso la vittoria comincia col mondo libero che aiuta la democrazia (3) libanese a battere gli Hezbollah, espellendo le guardie rivoluzionarie iraniane e tutti i diecimila missili e più [sic] puntati contro Israele.
Il cessate il fuoco invocato dallo sconsiderato appello del G-8 farebbe l'opposto. Consentirebbe ai terroristi di riorganizzarsi…La natura della minaccia ha l'Iran come epicentro [ecco il bersaglio grosso] ed è al fondo ideologica. Questa ala ideologica dell'Islam è incompatibile con la civiltà moderna. E benchè non connessi operativamente, gli eventi delle ultime sette settimane vedono gli sforzi congiunti per debellare l'Occidente e i suoi valori. Questa è la terza guerra mondiale, non può avere altro nome».
Sforzi congiunti?
Gingrich li spiega:
«Un'alleanza terroristica di Iran, Siria, Hamas-Hezbollah ha scatenato la guerra a Israele; sette bombe a Bombay hanno ucciso oltre 200 persone [ora sappiamo chi le ha messe]; la Corea del Nord ha lanciato sette missili, compreso uno intercontinentale capace di colpire la costa degli USA; sette americani hanno dichiarato fedeltà ad Al Qaeda in un video [devono essere i sette negretti della società «Mare di David»]; un complotto per mettere bombe nei tunnel e nel metrò di New York [il complotto annunciato dal sindaco ebreo Bloomberg, e smentito dall'FBI]; 18 canadesi arrestati con più esplosivo di quello usato nell'attentato di Oklahima City. Aggiungete tutte le città dove precedenti attentati hanno avuto luogo, e vedete che non si può più negare l'esistenza di una campagna mondiale di terrore».

  
    Newt Gingrich


Gingrich cita senza vergogna atti di terrorismo puramente mediatici, o false flag, già smentiti o rivelatisi gonfiati, e collega fatti senza rapporto tra loro in una teoria del complotto assoluta. Dunque i complotti esistono, dopotutto: Corea del Nord, Hamas e Iran sono tutti in combutta.
Ciò ci consente di dargli ragione: è in corso una campagna globale di terrore, strategia della tensione - e voi lettori sapete chi la guida.
Attenzione alle «città dove sono avvenuti precedenti attentati», Madrid, Londra: c'è la stessa  mano, ce lo dice Gingrich.
Ed è una minaccia coperta.
Ora, attenti a Roma, il Papa ha bisogno di una lezione.
Ma continuiamo a citare la chiamata alle armi:
«Nel conflitto in corso, il mondo libero deve levarsi pronto a sostenere il governo democratico del Libano a imporre la sua autorità sui suoi confini meridionali. Questo proverà la volontà del mondo civile di tramutare questo malvagio attacco a una democrazia [l'attacco alla democrazia libanese non lo sta facendo Israele? No, questo no], nell'opportunità di una vittoria storica dei terroristi e dei loro sponsor di Stato. In questa guerra di civiltà, nervi saldi e concentrazione sul fine ci consentiranno di strappare la vittoria decisiva».


Sentito il linguaggio?
Qui parla il Quarto Reich.
Ed indica le due fasi: primo, mandare i soldatini europei a farsi massacrare dagli israeliani (pardon, «Hezbollah») sui confini del Libano; secondo, attaccare l'Iran e la Siria, Stati-sponsor del terrorismo globale.
Occorreranno armi atomiche, inevitabile.
Solo così Israele sarà sicuro.
Questo è il progetto.
Questo uscirà da vertice di Roma.
È già scritto tutto.
Benvenuti nella terza guerra mondiale.

Maurizio Blondet


Note

1) «This is why secretary Rice has called for an international conference in Rome with some of the key players in the region and the international community in order to discuss and hopefully reach an agreement on what such political underpinnings of a cease-fire might be», dice la AP del 22 luglio. E' stata la Rice a volere il vertice di Roma. Non pare che sia D'Alema, né che «l'Italia conti davvero».
2) Sul sito «Globalresearch» del professor Chossudovsky troverete il «complete transcript of Bush-Blair exchange at G-8 summit», 20 luglio 2006.La sua lettura è in qualche modo esilarante, ancorchè spaventosa. Bush chiede al premier cinese quanto ci mette il suo volo «per tornare a casa» e si stupisce della risposta: otto ore. «Quanto ci metto io. Eppure questo è il tuo vicinato», dice Bush. Ignora che San Pietroburgo è in Europa, affacciata sul Baltico, e Pechino all'altra estremità dell'Asia. Grande competenza geopolitica.
3) Veramente, gli americo-israeliani hanno tentato di creare in Libano una «democrazia» secondo i loro progetti: la «rivoluzione dei cedri», pagata dalla CIA come le rivoluzioni colorate di Georgia e Ucraina, e con lo stesso scopo: arruolare tutte le «neo-democrazie» nella terza guerra mondiale per Sion. Non ci sono riusciti. Da quel momento, il destino del Libano è stato segnato. Vedi al proposito  Matthew Kalman, «Israel set war plan more than a year ago», San Francisco Gate, 21 luglio 2006.


______________________________________________________________________-


 

martedì 25 luglio 2006

Movimento di Liberazione Nazionale: parte il Laboratorio Politico


> Camerati, in qualità di responsabile dell'ufficio di collegamento del
> Laboratorio Politico del Movimento di Liberazione Nazionale, invio a tutti
> voi i resoconti dei primi due incontri dei rappresentanti dei gruppi
> romani.
>
> Per qualsiasi richiesta o delucidazione non esitate a contattarmi.
> Diffondete il nostro messaggio ed aderite numerosi, anche in forma privata
> da ogni parte d'Italia
>
> In alto i cuori!
>
>
>
>
>
> Roma 13 luglio 2006
>
> Si è svolta in data odierna la seconda riunione tra gli aderenti al
> laboratorio politico già delineato nel mese di giugno. Presenti i
> rappresentanti di dei gruppi militanti romani (Movimento Nazional Sociale,
> Comunità Romana di Socialismo Nazionale, Comunità Militante Ostia,
> Movimento Nazional Popolare) si è trattato di un buon momento di
> aggregazione oltre che un'occasione in più per conoscersi e scambiarsi
> delle opinioni con riguardo agli obiettivi da raggiungere: abbiamo
> constatato la convergenza su una medesima linea di azione politica che,
> necessariamente, passerà per un'attenta e martellante preparazione
> culturale oltre che pratica.
>
> Punto di partenza è un programma di conferenze da tenersi, con
> approssimazione, a partire dalla fine di
> settembre con cadenza bimestrale, con la partecipazione di personaggi di
> diversa estrazione (che quindi non necessariamente appartengono ad una
> determinata area politica) che potranno dare quel contributo essenziale
> ad una crescita culturale e politica, così di poterci presentare con una
> veste nuova e poter tornare ad essere centro di aggregazione e di
> movimentazione; abbiamo individuato delle sedi orientative dove poter
> iniziare i corsi ed abbiamo discusso sul contenuto delle conferenze che
> verranno tenute: è stato considerato essenziale partire da aspetti
> prettamente ideologici, al fine di poter in primo luogo chiarire la base
> comune di
> partenza (tradizione, militanza, Europa, ecc.) per poi poter affondare su
> questioni più di stringente attualità (giustizia, marketing, mundialismo,
> ecc.).
>
> La riunione è stata occasione per constatare la volontà a creare un gruppo
> politico operativo, in grado di poter condividere e realizzare iniziative
> di vario genere che saranno elaborate di volta in volta mentre il
> laboratorio politico procederà nel suo sviluppo; le iniziative saranno
> diversificate così da poter, da
> un lato, stimolare entusiasmo e voglia di fare tramite momenti di incontro
> "apolitico" (dalla partita di calcetto alla birra in un pub) mentre, dal
> lato opposto, cercare di tradurre in azioni pratiche ciò che viene appreso
> durante i corsi (il senso della tradizione può ispirare una gita in alta
> quota, un corso sul marketing può portare ad elaborare nuovi metodi di
> comunicazione, e via dicendo): l'obiettivo finale si traduce quindi
> nell'azione politica.
>
> Questa verrà portata avanti con strumenti nuovi e con una mentalità
> diversa, abbandonando le vesti neo-fasciste fino ad ora indossate,
> rinnovando il linguaggio, l'iconografia e le modalità di comunicazione
> verso l'esterno; in questo modo potremo tornare ad essere stella polare
> per la gente, soprattutto in un'epoca
> di buio assoluto e di totale mancanza di punti di riferimento: una
> mentalità nuova dovrà esser forgiata dal laboratorio politico che sarà
> fucina di idee e di militanti.
>
> A breve sarà reso noto l'elenco degli argomenti che tratteremo, al fine di
> coordinare l'azione di ogni laboratorio politico che si andrà a creare
> nelle varie regioni. In ultimo comunichiamo che è stato anche approntato
> un apposito "ufficio di collegamento" fra le varie realtà, che si occuperà
> di assicurare i collegamenti e la trasmissione delle informazioni e dei
> resoconti comuni. Si pregano tutti gli interessati di far pervenire i loro
> recapiti e la loro disponibilità ed interesse per tale discorso.
> Cercheremo anche di inviare quanto prima delle coordinate più precise per
> la creazione dei laboratori regionali, per cooperare tutti allo stesso
> tempo e negli stessi modi.
>
>
>
>
>
>
>
> Roma, 29 giugno 2006
>
>
> Oggetto: resoconto primo incontro giovani del Laboratorio Politico del MLN
>
>
> In data odierna ha avuto luogo il primo incontro dei giovani del
> Laboratorio Politico del MLN, alla presenza dei rappresentanti del
> Movimento Nazional Sociale, della Comunità Militante Ostia, del Movimento
> Nazional Popolare e della Comunità Romana di Socialismo Nazionale.
> Il dibattito ha preso avvio dalla comune necessità di costruire un
> laboratorio politico e culturale che fornisca gli strumenti ad un
> primigenio nucleo di aderenti per poter operare poi attivamente e
> coscienziosamente nella vita quotidiana, al fine di creare un sistema
> realmente alternativo di comunicazione, pubblicità, immagine,
> rielaborazione dei contenuti ed attività.
> Pertanto si vuole superare la mera riproposizione o la continuazione di
> certi schemi o modi di essere e di porsi oramai obsoleti, senza rinnegare
> o rimuovere le - pur ottime - esperienze degli ultimi decenni ma partendo
> da esse per andare oltre ed essere vere avanguardie del nostro tempo.
> Alla indispensabile attività culturale e formativa non può essere
> dissociata un'azione che metta in pratica gli insegnamenti avuti,
> soprattutto nella creazione di uno stile nuovo.
> Il Laboratorio fornirà così la "sostanza" - la base ideologica ed i
> contenuti - del partito, che ci auspichiamo prenda corpo quanto prima, in
> cui altri cureranno la "forma". È stato così ritenuto necessario adottare
> un simbolo accattivante, un nome che colpisca e che non rimandi ad una
> facile "etichettatura", degli slogan o azioni nuove, mirate ed incisive. A
> questo servirà la preparazione che vogliamo iniziare a darci: essa
> costituirà il mezzo attraverso il quale - anche se non a brevissimo
> termine - potremo uscire tra le gente in modo davvero nuovo ed
> alternativo, consci delle nostre capacità e proposte di innovazione.
> Si è constatata la necessità pertanto di dibattiti, brevi conferenze,
> riunioni di cadenza - almeno - bisettimanale - incontri anche in ambiente
> accademico, ricerca di un'ottimale sistemazione logistica, disponibilità e
> costanza nell'attività, nella serietà e nella partecipazione. Questo al
> fine di creare un gruppo - inizialmente poco numeroso - ma stabile e
> coeso, che si presti ad accogliere in qualunque momento nuovi aderenti. Si
> è deciso di puntare sui giovani ancora non formati e corrotti
> politicamente, si è scelta la strada della "disinformazione" culturale,
> della coscienziosa lettura di quel che ci circonda e della "non
> competizione" - né unione - con quelle realtà della cosiddetta "area" che
> portano avanti progetti divergenti dalle nostre linee.
> A breve ci sarà un atro incontro - prima della pausa estiva - dove si
> parlerà più concretamente di date, attività, progetti, idee e spunti da
> attuare a partire da metà settembre. Ogni tipo di studio e preparazione
> sarà preludio di azioni concrete, elaborazioni tangibili di documenti, che
> siano prova del lavoro svolto e che concretizzino la voglia di
> cambiamento. Ovviamente non si rimarrà distaccati dalla vita politica
> nazionale ed internazionale quotidiana, da cui dipendiamo e su cui
> dobbiamo poter essere sempre un punto di riferimento per la nostra base e
> per gli altri. Così la creazione di un bollettino telematico potrebbe
> essere una soluzione a tale problema, rimandando anche ad altre fonti
> tutti gli ambiti per i quali non siamo ancora in grado - per mancanza di
> esperienza, uomini, risorse - di lavorare autonomamente. Appoggeremo
> comunque i più validi fermenti che il nostro ambiente produce e cercheremo
> di non farci trovare impreparati a fronte delle situazioni che potranno
> venire a crearsi. In questi mesi estivi sarà nostro compito diffondere
> l'idea di questo progetto, instillare nelle nostre basi la voglia di
> collaborare in massa, dando ai più inesperti le linee-guida per poter
> seguirci al meglio in questo lavoro, inizialmente elitario.
>
> _________________________________________________________________

ROMAGNOLI NELLA CDL A STRASBURGO?


Il sito ufficiale della FT  riporta una lettera comune definita dalla ANSA “ missiva degli europarlamentari della CdL


Dove compare in prima posizione la firma di Luca Romagnoli.


 


La lettera e’ datata  16 Maggio .


 


Dunque Romagnoli s’ e’ piazzato nella CdL ! Chi lo ha autorizzato ?


 


 


 






martedì 11 luglio 2006

I palestinesi come i pellerossa

 

I palestinesi come pellerossa (nuove considerazioni)

Giancarlo Soravia

07/07/2006



Giorni fa mi è capitato di paragonare le sofferenze dei palestinesi sotto il tallone israelita al destino degli indiani d’America,  chiusi in riserve sempre più piccole, privati a poco a poco delle basi economiche della loro vita (nel caso, attraverso il furto di terreni e  lo sterminio deliberato del bisonte, oggi animale semi-estinto), strangolati e soffocati dai nuovi padroni della terra.
Era un’osservazione fatta di sfuggita.
Adesso un lettore precisa questo concetto, con una serie agghiacciante di paralleli.
Paragonare i palestinesi ai pellerossa non è una semplice metafora: ricevono lo stesso trattamento, in base alla stessa ideologia del dominatore, e alla stessa ipocrisia occidentale.
In forma di lettera le considerazioni che seguono sono state inviate al «maggior quotidiano italiano», senza ottenere, naturalmente, né riscontro, né risposta.

Maurizio Blondet

L’attuale «escalation» nella guerra antipalestinese da parte di Israele, la fa sinistramente sempre più assomigliare alla guerra contro le tribù indiane da parte degli Stati Uniti d’America nell’ 800.
Bisogna premettere che verso il 1840 fu proclamata, in America, la teoria denominata «Manifest Destiny», per cui il Paese doveva essere assegnato ad una sola parte, naturalmente la migliore, per razza, religione, ecc., e gli americani si dedicarono con zelo alla sua realizzazione.
Analogamente, in Israele, si fa riferimento alla biblica «dazione perpetua» del Paese da parte di Dio al Suo popolo eletto.
Questa identità nei principi costitutivi dei due Stati, contribuisce inoltre, a mio avviso, a comprendere le profonde ragioni della ferrea alleanza tra America e Israele.
Entrambe pretendono di avere un «manifest destiny» a sfondo religioso fondamentalista.
Lo storico britannico Arnold Toynbee ha rilevato la differenza con cui gli spagnoli cattolici trattarono le popolazioni indie, convertendole - la regina Isabella chiarì subito che quelli erano uomini, e avevano un’anima - e il trattamento che gli anglosassoni protestanti riservarono ai loro indiani.
Quei coloni, protestanti, si ritenevano «il vero Israele» e leggevano nella Bibbia le prescrizioni su come trattare i nemici, gli «amaleciti», i «cananei» che già abitavano nella terra «promessa» ai bianchi: ucciderli tutti fino all’ultimo, senza alcun tentativo di integrazione.

Altre analogie che si possono riscontrare fra il trattamento dei pellerossa e quelli dei palestinesi sono:
- sistematica violazione di tutti i patti sottoscritti (oggi: accordi di Oslo e risoluzioni ONU   rimangono lettera morta);
- cattura e detenzione dei capi nemici;
- enorme sproporzione militare tra l’ esercito da una parte ed i combattenti avversari dall’altra;
- nemici ritenuti non legittimi combattenti, ma «ribelli», selvaggi e incivili (oggi: «terroristi»).
Resta da considerare il giudizio sugli attacchi ai civili, di allora e di oggi, generalmente portati in ritorsione di altri attacchi ai civili.
La legge americana condannava all’impiccagione l’indiano che uccideva un bianco, ma lasciava impunito il bianco che uccideva un indiano.
Per la legge israeliana, trova posto come minimo una differenza nella severità di giudizio, nel caso del palestinese che uccide un israeliano e viceversa.
Il premier israeliano Olmert ha dichiarato: «le vite e il benessere degli abitanti di Sderot (sobborgo ebraico oltre il Muro) sono più importanti della morte di decine di palestinesi innocenti»;
- creazione nell’etnia avversaria di fazioni ed entità collaborazioniste (oggi: «moderate»);
- concentramento della popolazione nemica (oggi i palestinesi vivono, specialmente a Gaza, in campi di concentramento a cielo aperto).

- Maltrattamenti di ogni genere (oggi: blocco finanziario, divieto di cambiare assegni esteri, chiusura dei valichi e dell’aeroporto, distruzione di infrastrutture civili, demolizione di case, lancio di missili contro automobili e contro bagnanti, confisca di terre, isolamento di villaggi, devastazione di colture, sarcastica prescrizione di «cura dimagrante» all’intera popolazione, piccole angherie come costringere un pover’uomo a suonare il violino ad un posto di blocco, ecc. ecc.);
- stragi: Sabra e Chatila può essere paragonata a Wounded Knee, con una sola differenza: a Sabra e Chatila non c’era la neve.
Come si sa, la guerra anti-indiana finì con la totale sconfitta degli indiani stessi, tra la totale indifferenza del mondo.
Come finirà per i palestinesi, è difficile prevederlo, ma l’indifferenza per la loro sorte mi sembra identica.
Per la verità, a differenza di allora, oggi esiste un organismo internazionale che per statuto dovrebbe intervenire, e cioè l’ONU, ma la sua scandalosa inerzia o paralisi è sotto gli occhi di tutti.
Esiste anche un’entità che potrebbe almeno condannare, e cioè la Chiesa Cattolica, ma il suo  silenzio appare a tutti altrettanto evidente.

Giancarlo Soravia



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venerdì 7 luglio 2006

Fw: Erich Priebke - Domanda di grazia al Presidente della Repubblica

 

 

----- Original Message -----

Subject: Erich Priebke - Domanda di grazia al Presidente della Repubblica




Invitiamo tutti coloro che credono nella “giustizia” ad inviare al Presidente della Repubblica Italiana un appello affinché venga concessa la Grazia al carcerato più anziano del mondo: il novantaquattrenne Erich Priebke.


 


La lettera che (onde evitare che si produca un effetto contrario) non deve avere carattere di polemica politica, opportunamente firmata può essere inviata al:


Presidente della Repubblica Italiana


Piazza del Quirinale,


00100 Roma






Fw: [fiamma] 70° dell' Alzamiento

 

 

L'A.N.C.I.S., Associazione Nazionale Combattenti
Italiani in Spagna, intende celebrare con particolare solennità, quest'anno, il
70° anniversario dell' Alzamiento avvenuto il 17 luglio 1936,
al quale, allora, la Spagna, lo Spirito dell'Europa e la Latinità nostra
dovettero la salvezza.

Nei tempi che stiamo vivendo, così turbati da
incertezze e disorientamenti, si rende sempre più necessario riaffermare ed
onorare i Valori profondamente strutturanti che hanno vivificato lo spirito
delle Nazioni Latine ed Europee, Valori della Tradizione che dovranno guidarne
il domani.

Con tale intendimento, allo scopo di commemorare
l'Evento nell'aura delle memorie dei Nostri Caduti, si è scelto di celebrare la
Santa Messa di suffragio e Onori  ai Caduti

nel Sacrario Militare della Chiesa dei Santissimi
Sette Santi Fondatori, a Roma, in Piazza Salerno, alle ore 11.00 antimeridiane
di sabato 15 luglio 2006

Al termine della celebrazione, sarà offerto un
rinfresco nel locali attigui

 

 

 

ANCIS

Viale XXI aprile, 34 - 00162 Roma

tel. 06 86322594

fax 06 86386902

posta elettronica : jhispanicus@yahoo.es

 
__._,_.___

http://orientamenti.altervista.org/






Collegamenti utili di Yahoo! Gruppi

__,_._,___





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Checked by AVG Free
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Version: 7.1.394 / Virus Database: 268.9.8/380 - Release Date:
30/06/2006

sabato 1 luglio 2006

Incontro dei giovani

> Roma, 29 giugno 2006
>
>
> Oggetto: resoconto primo incontro giovani del Laboratorio Politico del MLN
>
>
> In data odierna ha avuto luogo il primo incontro dei giovani del
> Laboratorio Politico del MLN, alla presenza dei rappresentanti del
> Movimento Nazional Sociale, della Comunità Militante Ostia, del Movimento
> Nazional Popolare e della Comunità Romana di Socialismo Nazionale.
> Il dibattito ha preso avvio dalla comune necessità di costruire un
> laboratorio politico e culturale che fornisca gli strumenti ad un
> primigenio nucleo di aderenti per poter operare poi attivamente e
> coscienziosamente nella vita quotidiana, al fine di creare un sistema
> realmente alternativo di comunicazione, pubblicità, immagine,
> rielaborazione dei contenuti ed attività.
> Pertanto si vuole superare la mera riproposizione o la continuazione di
> certi schemi o modi di essere e di porsi oramai obsoleti, senza rinnegare
> o rimuovere le - pur ottime - esperienze degli ultimi decenni ma partendo
> da esse per andare oltre ed essere vere avanguardie del nostro tempo.
> Alla indispensabile attività culturale e formativa non può essere
> dissociata un'azione che metta in pratica gli insegnamenti avuti,
> soprattutto nella creazione di uno stile nuovo.
> Il Laboratorio fornirà così la "sostanza" - la base ideologica ed i
> contenuti - del partito, che ci auspichiamo prenda corpo quanto prima, in
> cui altri cureranno la "forma". È stato così ritenuto necessario adottare
> un simbolo accattivante, un nome che colpisca e che non rimandi ad una
> facile "etichettatura", degli slogan o azioni nuove, mirate ed incisive. A
> questo servirà la preparazione che vogliamo iniziare a darci: essa
> costituirà il mezzo attraverso il quale - anche se non a brevissimo
> termine - potremo uscire tra le gente in modo davvero nuovo ed
> alternativo, consci delle nostre capacità e proposte di innovazione.
> Si è constatata la necessità pertanto di dibattiti, brevi conferenze,
> riunioni di cadenza - almeno - bisettimanale - incontri anche in ambiente
> accademico, ricerca di un'ottimale sistemazione logistica, disponibilità e
> costanza nell'attività, nella serietà e nella partecipazione. Questo al
> fine di creare un gruppo - inizialmente poco numeroso - ma stabile e
> coeso, che si presti ad accogliere in qualunque momento nuovi aderenti. Si
> è deciso di puntare sui giovani ancora non formati e corrotti
> politicamente, si è scelta la strada della "disinformazione" culturale,
> della coscienziosa lettura di quel che ci circonda e della "non
> competizione" - né unione - con quelle realtà della cosiddetta "area" che
> portano avanti progetti divergenti dalle nostre linee.
> A breve ci sarà un atro incontro - prima della pausa estiva - dove si
> parlerà più concretamente di date, attività, progetti, idee e spunti da
> attuare a partire da metà settembre. Ogni tipo di studio e preparazione
> sarà preludio di azioni concrete, elaborazioni tangibili di documenti, che
> siano prova del lavoro svolto e che concretizzino la voglia di
> cambiamento. Ovviamente non si rimarrà distaccati dalla vita politica
> nazionale ed internazionale quotidiana, da cui dipendiamo e su cui
> dobbiamo poter essere sempre un punto di riferimento per la nostra base e
> per gli altri. Così la creazione di un bollettino telematico potrebbe
> essere una soluzione a tale problema, rimandando anche ad altre fonti
> tutti gli ambiti per i quali non siamo ancora in grado - per mancanza di
> esperienza, uomini, risorse - di lavorare autonomamente. Appoggeremo
> comunque i più validi fermenti che il nostro ambiente produce e cercheremo
> di non farci trovare impreparati a fronte delle situazioni che potranno
> venire a crearsi. In questi mesi estivi sarà nostro compito diffondere
> l'idea di questo progetto, instillare nelle nostre basi la voglia di
> collaborare in massa, dando ai più inesperti le linee-guida per poter
> seguirci al meglio in questo lavoro, inizialmente elitario.