sabato 28 ottobre 2006

La grande bugia

 


 


 


LA GRANDE BUGIA


 


Fin dalle prime pagine dell’ultimo libro di Pansa ho avuto l’impressione che il Nostro ancora una volta abbia avuto l’intenzione  di dirci delle mezze verità.


E comincia, a mio parere, proprio su quella strada riportando – a mo’ di dedica - le parole di Giorgio Napolitano nel suo messaggio ufficiale al Parlamento, parole ovattate, ma tuttora ancorate ad un mito obsolescente:


< Ci si può ormai ritrovare. Superando vecchie laceranti divisioni, nel riconoscimento del significato e del decisivo apporto della Resistenza, pur senza ignorare zone d’ombra, eccessi e aberrazioni.>


Vorrei chiarire subito che non ci stiamo: a parte l’ormai superata e pretenziosa affermazione che la “Resistenza” abbia portato un “decisivo apporto”, cosa che ormai è generalmente rifiutata da storici e tecnici di strategia militare, voglio qui ribattere che i partigiani, al soldo ed al servizio dell’invasore anglo-americano, fallirono in pieno il loro particolare obiettivo di instaurare in Italia la dittatura del proletariato, il vero scopo per cui si erano battuti senza mezzi termini i cosiddetti (detti abusivamente) garibaldini, che contribuirono invece a dare spazio in Italia, paradossalmente, proprio a quei Poteri Forti che dominano il mondo occidentale imponendo un liberismo sfrenato e dissolutore. Né possiamo accogliere la fola truffaldina che ci viene inculcata da sessant’anni e cioè che avremmo conquistato la “libertà”.


Questa libertà di cui si va cianciando, a ben guardare, lascia si l’apparenza e la convinzione di poter protestare, di potersi battere per i propri diritti ( se se ne avessero i mezzi materiali), ma è una libertà solo teorica, apparente ed illusoria, in quanto in pratica è soffocata da concrete decisioni di governi, che pur alternandosi, sono sempre totalmente asserviti al Grossissimo Capitale multinazionale, e le libere proteste dei singoli restano confinate ai margini senza mai contare un’acca.


Basti riflettere, che dopo la paradossale liberazione-occupazione del 1945, i governi di questa repubblica (nata dalla resistenza, cioè al soldo dello straniero come la resistenza stessa) sono stati, senza soluzione di continuità, governi totalmente asserviti a Washington.


Avveniva, è vero, che durante la guerra fredda il Pci era sostenuto da pesanti, ma segreti finanziamenti dell’URSS e i partiti anticomunisti, invece, venivano foraggiati con un adeguato, largo impegno finanziario degli USA, impegno che si teneva all’epoca avvolto anch’esso nel più rigoroso segreto. Oggi, finalmente, sappiamo la verità: partiti e media tra i più influenti prefabbricavano un’opinione pubblica che produceva la maggioranza più servile. I piccoli, inutili partiti di opposizione vegetavano liberamente con finanziamenti fatti arrivare col contagocce, ma contribuivano a creare  con più evidenza l’impressione della “libertà”.


Quando però l’impero sovietico si dissolse per implosione interna, gli equilibri internazionali mutarono radicalmente ed il Pci restò improvvisamente orfano e senza il sostegno dei milioni di rubli da cui  dipendeva la sua ponderosa struttura burocratica e propagandistica, assuefatta ormai in definitiva ad un regime di grande larghezza di mezzi. Così si dovette ricorrere paradossalmente proprio a Wall Street e abbiamo potuto sapere ufficialmente della visita di un D’Alema molto diplomatico e amichevole, come dura ancora ai nostri giorni. Certo è che il partito dei postcomunisti non soffre di crisi finanziarie ed ha potuto calamitare nel suo accogliente grembo tanti personaggi avidi di potere, sia pure in vassallaggio non proprio troppo bene occultato.


Una lezione di maquillage da manuale, un dietro-front che ha lasciato sbalorditi gli italiani più critici e attenti ai retroscena della politica. Ma la lezione ha addestrato, invece, supinamente e senza alcun ritegno, l’apprendista stregone di Fiuggi, che  si è tuffato nel liberismo più sfrenato, genuflettendosi al Dio Mercato della City e di Wall Street. E, come tutti sappiamo, ha coronato la sua irrefrenabile cupidigia di vassallaggio andando a prosternarsi con petulante e caparbia insistenza a Gerusalemme, ben attento a tenersi incollata la chippa.


Non ritengo necessario a questo punto accertare da dove altri partiti traggano la linfa per far fronte alle enormi spese che si debbono accollare per poter rastrellare un consenso a livelli competitivi con gli altri schieramenti, mi basta constatare che il loro budget è largamente adeguato.


Ma ovviamente, un finanziamento condiziona all’obbedienza cieca ed assoluta, ne è derivato così un sistema autoritario a tutti gli effetti, che pur paradossalmente gabellato per “democrazia”, ne conserva soltanto l’aspetto esteriore. In effetti il libero affaccendarsi di paludati - e molto ben stipendiati - opinion makers (cioè letteralmente ed effettivamente: fabbricanti di opinioni) che predicano dai pulpiti di costosissimi media, ci lasciano ben poco spazio per ragionare col nostro cervello; essi sono autorevolmente, molto autorevolmente, confortati dalle esternazioni incontrovertibilmente “scientifiche” dei baronetti accademici. A questi dispensatori di mezze verità si accoda ossequiosamente una pletora di alti funzionari, di giudici, di poliziotti, di amministratori,  di portaborse, di faccendieri, di potentissimi uscieri, che si dividono famelicamente il potere di quel che si riesce a sgraffignare nella libera colonia Italia.


E così si vincono le elezioni.


Ma che ci si illuda di essersi liberati da un esercito di razziatori, mandando a casa i responsabili del malcontento popolare, può servire soltanto a placare momentaneamente il popolo bue ed a convincerlo a tornare al lavoro più duro e mal retribuito.


Si tratta però di pura illusione, perché non è poi troppo difficile capire che Fini o D’Alema, Prodi o Berlusconi, pur recitando animatamente una pantomima di scontri, poi finiscono ordinatamente a confluire nel disciplinato, incondizionato appoggio a Bush e ad Israele. E si continua a mandare italiani a combattere le guerriglie che si oppongono al grosso potere finanziario globale. E’ un vero e proprio rigoroso sistema autoritario basato sul denaro, il capitalismo più feroce e spietato, che ci rende sempre più poveri e schiavi. E’ proprio questa la Grande Bugia, quella più grande, ma Pansa non ne parla ancora.


Non voglio però affermare che l’affabile e facondo Pansa non abbia capito, e neanche  che voglia sostenere il sistema che ci opprime, debbo riconoscere pure che attualmente di più non potrebbe fare  per far breccia nel grande pubblico, drogato dalla propaganda di regime; tuttavia non saprei dire se avrà domani il coraggio di continuare fino ad arrivare, sia pure per gradi, alla rivelazione completa della verità.


Debbo però porre in rilievo che il Nostro sembra adagiarsi ancora sulla obsoleta dichiarazione di Luciano Violante sui “ragazzi di Salò” che si sarebbero battuti “dalla parte sbagliata” dichiarazione che raccolse all’epoca, in una pubblica, penosa sceneggiata, la lacrimata, irragionevolmente riconoscente  commozione di quel tal Mirko che non fece onore ai suoi capelli bianchi di vecchio ed intemerato combattente. A questo punto non posso tacere che invece, alla luce di quanto è avvenuto e di quanto continua ad avvenire, furono dalla parte sbagliata proprio i partigiani e pure le truppe italiane del re, che affiancarono gli anglo-americani  i quali ci hanno imposto il regime plutocratico che ci opprime. E, a pensarci bene, si sono battuti dalla parte sbagliata pure francesi, polacchi, greci, brasiliani, e i popoli della ex Jugoslavia e ancora gli stessi inglesi, costretti a rinunziare all’impero, tutti succubi dell’egemonia USA. Gli stessi combattenti americani che si illudevano di aver vinto per la giustizia e per altri fallaci ideali, si stanno finalmente accorgendo, a loro spese, di aver contribuito invece a rinsaldare le catene della dittatura plutocratica del grasso capitale multinazionale.


Pansa meriterebbe comunque che si parlasse ancora di tanti altri argomenti trattati in questo suo nuovo libro, ma per ora  mi vedo costretto a limitarmi a qualche altra fondamentale considerazione che mi preme puntualizzare.


 


La revisione in atto della Grande Bugia, ossia “del ritratto reticente, incompleto, spesso falso e dunque bugiardo della nostra guerra civile” dovrebbe essere completata col riconoscimento che la responsabilità di averla provocata, quella lacerante, atroce guerra civile,  fu tutta degli ”Alleati”, ma anche, ferocemente, dei loro vassalli antifascisti che incitavano all’assassinio, ed in concreto poi, dei partigiani che provocarono pervicacemente, sempre più ignominiosamente le rappresaglie. Ce lo conferma Giorgio Bocca, antifascista e predicatore fazioso al di sopra di ogni sospetto: « Il terrorismo ribelle non è fatto per prevenire quello dell’occupante, ma per provocarlo, per inasprirlo. Esso è autolesionismo premeditato: cerca le ferite, le punizioni, le rappresaglie per coinvolgere gli incerti, per scavare il fosso dell’odio. E’ una pedagogia  impietosa, una lezione feroce » (Giorgio Bocca, Storia dell'Italia partigiana, Laterza, Bari, 1966, pp.165-166).


Sappiamo pure, però, che Mussolini si oppose strenuamente alle rappresaglie, che alla fine, poi, avvennero soltanto dopo reiterate, pervicaci, vigliacche e feroci provocazioni, dopo tanto sangue fascista versato impunemente dai partigiani. Mussolini riuscì invece, al contrario degli antifascisti, a proibire e ad evitare nella maniera più assoluta qualsiasi provocazione che avrebbe facilmente potuto accendere la miccia della guerra civile al Sud; eppure c’erano squadre armate di fascisti in tutto il territorio invaso, che avrebbero potuto provocare agevolmente uno o più attentati, analoghi o anche più sanguinosi di quello attuato dai comunisti a via Rasella, per ottenere rappresaglie uguali o anche peggiori di quella attuata dai tedeschi alle Fosse Ardeatine.


 I fascisti clandestini del Sud obbedirono disciplinatamente e furono evitati tantissimi altri atroci lutti e soprattutto non fu scavato il fosso dell’odio tra italiani.


Ma questo, quel simpaticone di Pansa sempre affabile e cordiale, in 469 pagine garbatamente polemiche e dense di citazioni, ancora non lo dice.


                                                                                             Francesco Fatica

domenica 22 ottobre 2006

Presentazione: Mussolini, il fascismo e gli ebrei

Martedì 24 ottobre

ore 18.00

Complesso Bocca della Verità

Via della Greca, 4

 

Giano Accame, Stelvio Dal Piaz,

Franco Monaco, Luciano Randazzo

 

presenteranno il volume

 

Mussolini, il fascismo e gli ebrei

 

di

Filippo Giannini

 

sarà presente l'autore

 

domenica 8 ottobre 2006

Presentazione libro di Staiti

Roma

 

Libreria Montecitorio

Piazza Montecitorio, 59

 

Mercoledì 18 ottobre 2006

ore 18.00

 

Pietrangelo Buttafuoco, Umberto Croppi e Luca Telese

 

presenteranno il libro

 

Confessione di un fazioso

di Tomaso Staiti di Cuddia delle Chiuse

 

Sarà presente l'autore