martedì 18 settembre 2007

Risposta a "Ve lo avevo detto"

 





Caro Merimar,

permettimi di fare due brevi considerazioni sul tuo ultimo intervento dal titolo "Ve lo avevo detto".

Ho conosciuto un paio di anni fa, alla tradizionale cerimonia per i Caduti dei battelli "Milano" e "Genova", alcuni degli esponenti del Partito Nazional Socialista dei Lavoratori.

Si sono presentati con la svastica all'occhiello e, alle mie perplessità sulla loro iniziativa, mi hanno detto che loro sapevano quello che facevano, che erano ben preparati legalmente, che la costituzione del loro Movimento, che riprendeva il nome iniziale del Partito nazista tedesco, era inattaccabile perché "la legge Scelba e le norme transitorie vietavano la ricostituzione del Partito fascista non del Partito nazista".

Non riuscii a fargli capire che in quelle norme si vietava la ricostituzione del Partito fascista perché in Italia c'era stato il Fascismo e non il Nazismo ma che, per estensione, erano vietate e perseguibili entrambe le denominazioni. 

Non riuscii nemmeno a fargli capire che l'aver presentato liste in alcuni piccoli comuni (dove non servono le firme per presentare la lista), senza ricevere particolari obiezioni, non era una sicurezza per il futuro, perché il sistema lascia fare fino a quando non dai fastidio o stai nel tuo orticello, ma  quando fai per uscire ed espanderti il sistema ti distrugge.

Il resto è storia di queste ore.

Quanto alle "norme transitorie" della Costituzione repubblicana, giova ricordare che non solo il MSI non fece una dura battaglia per cancellarle, ma anche che la stessa ampia riforma costituzionale preparata dal governo Berlusconi-Bossi-Fini e bocciata nel referendum dello scorso anno, lasciava intatte ed operative quelle norme "transitorie".

Per quel motivo "noi" votammo NO!

Ma gli altri Movimenti o Partitini della destra estrema o radicale o si astennero o votarono SI e conosco personalmente dei camerati o fascisti che mi hanno gridato in faccio "io ho votato SI" perché così magari riuscivamo a far cadere Prodi (e, ovviamente, a far tornare Berlusconi!).

Ebbene caro Merimar, questi estremisti di destra e questi camerati o fascisti,  se avesse vinto il loro SI, avrebbero approvato una nuova costituzione che includeva inalterate, e quindi rendeva praticamente definitive, quelle famigerate e vergognose norme transitorie che vietano la ricostituzione del Partito fascista e l'uso dei simboli fascisti.

E a tutt'oggi non si rendono ancora conto della gravità della loro scelta, per fortuna sconfitta.

Non so se come dici tu "dietro a questa ostentazione di nostalgismo ci sia quasi una provocazione voluta e coltivata", ma è certo che nel nostro mondo umano si parla e straparla di Fascismo senza nemmeno sapere cos'era realmente.

Qualcuno disse che una volta fatta l'Italia bisognava fare gli italiani.

Ebbene noi se vogliamo che il Fascismo non muoia definitivamente dobbiamo prima rifare i fascisti!

 

Adriano Rebecchi

Ufficio Politico del MNP

Editore e Direttore de "La Vedetta"  



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martedì 11 settembre 2007

Fioroni non convince










L’istruzione allo
sbando

I docenti
sottopagati

 

di Nicola
Cospito

 

 

  
Fioroni è un ministro che non convince. Le sue riforme, come al solito
sono solo un rimescolamento delle carte che lascia invariata la situazione
(catastrofica) della scuola italiana. Senza approfondire la confusione generata
l’inverno scorso nel ripristino (sacrosanto) delle commissioni esterne
nell’esame di Stato tra commissari interni e materie esterne, anche le ultime
dichiarazioni circa l’introduzione del voto di ammissione per l’esame di terza
media, l’importanza della matematica, delle scienze e la necessità di imparare
la lingua italiana, lasciano il tempo che trovano. Basta poco a capire che
quando uno studente è arrivato in terza media, nessun insegnante lo priverà
della possibilità di tentare l’esame di licenza, mentre, se i professori
continueranno ad essere sottopagati come avviene da molti anni, sempre meno
saranno i laureati in matematica che sceglieranno una carriera da morti di fame.

    Anche sull’insegnamento
delle lingue straniere Fioroni è stato latitante. Nessuna riflessione
sull’importanza del tedesco, la lingua straniera più richiesta nel mondo del
lavoro dopo l’inglese, nessun provvedimento che promuova l’integrazione europea
attraverso un’equa distribuzione dell’insegnamento delle lingue. Nessuna parola
sul russo che pure tra qualche anno sarà richiestissimo. Tutto come prima e
peggio di prima. Il problema della scuola è duplice: da un canto i ministri che
si succedono in viale Trastevere sono solo uomini di partito e non di cultura,
incapaci di riforme organiche e complesse, dall’altro il pervicace atteggiamento
dei governi di centrodestra e centro-sinistra nel non destinare alcuna risorsa
all’istruzione finisce per uccidere la scuola italiana che sta ancora in piedi
solo grazie allo spirito di abnegazione della parte migliore del corpo docenti.
Docenti frustrati e demotivati costretti a subire angherie belle e buone come
l’usuale ritardo nei rinnovi contrattuali che non gli portano in tasca nemmeno i
pochi centesimi pattuiti. Basti pensare che nel rinnovo dell’ultimo contratto,
complici i sindacati CGIL, CISL e UIL, i tredici mesi di ritardo non saranno
conteggiati negli arretrati. E, come se non bastasse, i ridicoli aumenti non
sono ancora arrivati in busta paga.

Qualcuno sostiene che i politici in fondo odiano
la scuola perché erano dei pessimi studenti.

Fosse vero ?


domenica 9 settembre 2007

Il capitalismo difficilmente permetterà la crisi sistemica,e userà la politica come serva

 


 http://www.movimentozero.org/mz/








Mercato e politica alleati per sopravvivere
 
 
 





7 settembre 2007

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Una buona notizia (ma per alcuni cattiva): la crisi borsistica innescata ancora una volta da titoli spazzatura (titoli legati all’andamento dei mutui immobiliari americani), probabilmente non è la crisi finale, quella sistemica. Per una serie di ragioni, che qui spiegheremo. Ma prima va fatta una premessa.
La grande lezione della crisi del 1929 (e della successiva "grande depressione"), di cui le élite dirigenti capitalistiche hanno fatto tesoro è quella della necessità dell’intervento pubblico per evitare il “crollo finale” e far ripartire il capitalismo. In che modo? Manovrando i tassi e garantendo, con iniezioni di denaro fresco, la credibilità del mercato finanziario e la solvibilità del sistema bancario. E soprattutto combattendo la disoccupazione di massa, attraverso politiche di lavori pubblici.
Ora, come si è visto in questo borsisticamente caldo mese di agosto, le Banche Centrali sono intervenute (e interverranno), in vario modo, per evitare i fallimenti a catena. E quindi per impedire che la crisi possa trasferirisi dal piano finanziario a quello dell’occupazione.
Insomma, la forza del capitalismo post-1929 è aver capito che il mercato, soprattutto quello finanziario, non può essere mai abbandonato a se stesso. La speculazione può fare il suo corso, anzi deve, dal momento che ogni tipo mercato capitalistico per essere redditizio ha bisogno di alti e bassi ( e più sono frequenti più alti sono i profitti; di qui pure l'inutilità di tutte chiacchiere sulla "moralizzazione" dei mercati). Il che però significa che la politica deve essere sempre pronta a intervenire, indossando le vesti del pagatore ( o "salvatore") in ultima istanza, attraverso le Banche centrali . E fin quando la politica (che ha il suo bel tornaconto) continuerà a intervenire il sistema economico capitalistico, difficilmente crollerà.
Ovviamente, esiste un problema legato ai tempi dell’intervento. Più la politica attende, più cresce il pericolo che una crisi da borsistica possa estendersi ad altri settori. Ma va anche ricordato un altro aspetto fondamentale: quello della forza finanziaria ( o economica, se si preferisce) degli speculatori. I quali, tuttavia, mirano sempre a rivolgimenti (e guadagni) interni, e mai alla fine del sistema in sé. Si specula per far diminuire i prezzi, fare incetta di titoli, magari eliminare qualche avversario pericoloso, in attesa della loro risalita. E così via.
Si tratta di un questione ben conosciuta dalle Banche centrali, e dunque dalla politica. La quale, come in un gioco delle parti, sa benissimo, che a un certo punto la speculazione tende a fermarsi, ovviamente, non prima che abbia avuto la sua "libbra di carne". E quest’ ultimo aspetto, dipende dalla forza economica dei soggetti che speculano. Perciò la sfida attuale è tra il potere economico degli speculatori e quello delle Banche centrali (e dunque della politica, che di fatto continua a governarle). Diciamo, che entrambe queste due forze, sono però perfettamente al corrente, che dopo il 1929, oltre una certa soglia, la crisi speculativa, può innescare una crisi sistemica. Di qui, ripetiamo, il gioco delle parti… Dove a perdere, come nell’attuale crisi, sono solo i piccoli risparmiatori.
Certo, quando si giocherella, con una pistola carica, un colpo può anche sfuggire... E perciò, in linea di principio, il rischio di un allargamento della crisi non può essere escluso del tutto. Ma ripetiamo: gli interessi (e i costi) sono così forti e collegati tra i “giocatori”, al punto da coinvolgere Cina, Russia, Europa e Stati Uniti, che, se ci passa la battuta, i vari attori economici e politici, non possono sentirsela di uccidere la gallina (almeno per loro) dalle uova d’oro: il capitalismo. Rischiando tra l’altro conflitti armati (specie tra Russia e Cina da una parte e Occidente dall’altro), e sicuri sommovimenti sociali interni. Conflitti che andrebbero ad aggiungersi a quello in atto, con il mondo islamico.
Attualmente nell’immaginario politico, soprattutto dell’Occidente, è ancora forte il ricordo della grande crisi innescata dalla guerra del 1914, sfociata nei cataclismi economici, ideologici e sociali degli anni Trenta. Oggi, ufficialmente si combatte l’Islam, ma il nemico più temuto è il ritorno, non tanto del comunismo “reale” o “irreale”, quanto di una qualche forma di nazionalismo neofascista. Non per niente si è coniato il termine di “fascismo islamico”…
In conclusione, la lezione del 1929 e la paura di un nuovo fascismo tengono in piedi il capitalismo. Oltre, naturalmente, alla "libbra di carne", di cui sopra. Di qui il nostro scetticismo, su una sua caduta a breve termine.

Carlo Gambescia (pubblicato sul blog dell'autore il 20 agosto 2007; per gentile concessione dell'autore)

Illuminante come al solito, il buon Gambescia. Il capitalismo globale si difenderà con le unghie e coi denti dal suo inevitabile declino, perchè in esso il ruolo della politica serva e fedele è proprio quello di tappare le falle e ammansire il popolo. Ed è perciò innanzitutto e prima di tutto politico il compito di critica e di lotta che ci sta davanti, e che giustifica a lungo termine la nascita stessa di Movimento Zero. Senza inseguire vie liberticide, paleocomuniste o neofasciste che siano. Libertà e sovranità popolare senza la tirannia del mercato assassino e totalitario: questa la formula del futuro. (a.m.)

 




Signoraggio: la menzogna del debito pubblico
 
 
 





5 settembre 2007

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In tempi in cui non si parla di nient'altro che di tasse, varrà la pena spiegare come stanno realmente le cose, dicendo quello che Bossi e tutti gli altri finti “ribelli” non hanno il coraggio di dire. Le tasse delle persone fisiche sono, mediamente, il 40%  della retribuzione. A questa tassazione “diretta” si aggiungono per i cittadini quelle indirette. L'Imposta sul Valore Aggiunto (IVA) ci priva del 20% del valore di buona parte dei beni che acquistiamo. A questo si aggiungono tasse specifiche: ICI sulla casa, TARSU per i rifiuti,  IRAP per le imprese, il canone Rai; e per brevità ci fermiamo, tanto il discorso appare chiaro: un lavoratore dipendente italiano sul  reddito lordo può pagare anche oltre il 50% di tasse. Se si trattasse di sangue ci sentiremmo ricoperti di sanguisughe su tutto il corpo e con un vampiro attaccato al collo. In termini finanziari sembra di vivere sotto usura. Ma il nemico non è quello che immaginiamo.
Lo Stato ci chiede soldi attraverso le tasse, ma non è lui l'usuraio. Lo Stato è a sua volta sotto usura. Gli usurai si chiamano Banca d'Italia e Banca Centrale Europea. Società private, che attraverso il signoraggio monetario, fanno indebitare gli Stati,  costringendoli a vessare i propri cittadini, ovvero a farli lavorare come schiavi, per ingrossare a dismisura le proprie casse. L'emissione delle banconote di Euro costa allo Stato italiano il valore nominale delle stesse. Ad esempio, se acquista 100 Euro, lo Stato paga 100 Euro alla BCE/BANKITALIA  in titoli di Stato, sui quali pagherà anche gli interessi. Per pagare le opere pubbliche, gli stipendi statali, lo Stato ha necessità di “denaro”. Il denaro da tempo non rappresenta oro. L'Euro è una convenzione, senza nessun controvalore, accettata da tutti perché è l'unico mezzo per regolare le compravendite e qualsiasi scambio di valore o conoscenza. Questa “convenzione” viene stampata da una società privata, che al costo di pochi centesimi ci rivende a 100 Euro un foglio di carta di qualche grammo con poche gocce di inchiostro. Se lo Stato italiano o la Unione Europea emettessero in proprio gli Euro circolanti, non contrarrebbero debiti con una società privata e gli Euro sarebbero comunque accettati da tutti. Avendo acquistato danaro al suo valore nominale fin dal 1948 prima da Bankitalia e poi dalla BCE, lo Stato italiano ha creato il debito pubblico enorme ed impagabile, che costringe gli Italiani a lavorare e produrre e pagare tasse per sanare un debito illegittimo ed incostituzionale, visto che la “suprema carta” recita che la sovranità monetaria appartiene al popolo.
La classe politica italiana, totalmente asservita al potere dei banchieri e dell'industria, insieme ad intellettuali, giornalisti e scrittori di regime, finti capi popolo, finti rivoluzionari, tollera in silenzio questa schiavitù. Senza questa usura costante, e quindi senza il debito pubblico, lo Stato italiano potrebbe far fronte alle sue esigenze economiche con la sola IVA, ovvero la tassa sugli acquisti. Le altre tasse non esisterebbero, e con esse sparirebbero le angosce, le nevrosi, le ansie, i debiti, l'usura piccola e diffusa, le piccole e grandi tragedie dei fallimenti, degli espropri. Bisogna “assediare” il parlamento con l'esibizione di una proposta di legge sulla “libera sovranità monetaria” e Movimento Zero dovrà essere il capofila di questa ventata rivoluzionaria.

Marco Francesco De Marco 

L’articolo di De Marco introduce un tema che sarà uno fra quelli centrali (accanto alla decrescita, all’autonomismo, all’Europa libera, alla “scuola minima”, etc) che Movimento Zero affronterà per elaborare un suo pensiero politico. Gli verrà dedicato un apposito spazio fra i “Dossier” e ci torneremo spesso, perché una della chiavi di volta per comprendere la Grande Truffa alla base della società schiavistica in cui viviamo.






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