giovedì 8 aprile 2010

Fw: GENESI ED EVOLUZIONE DELLA PAROLA "DESTRA"










 





 


 


 


 








 GENESI ED EVOLUZIONE DELLA
PAROLA "DESTRA"
di Gianfredo Ruggiero






Mai termine fu più ambiguo e carico
di contraddizioni della parola “destra”.


In questa definizione possiamo
trovare, dal punto di vista politico, storico ed ideologico, tutto e il
contrario di tutto.


Destra è di fatto un
contenitore
, o se preferite un’etichetta, che ben si adatta a tutto
ciò che non è riconducibile alla sinistra, basta aggiungervi un opportuno
aggettivo e il gioco è fatto. Abbiamo infatti una Destra reazionaria,
tradizionalista, cattolica e antimoderna, quella di De Maistre e di René
Guénon, una Destra paganeggiante, quella di Evola e di Alain De Benoist, una
Destra cristiana conservatrice, quella compassionevole dei teocon americani
patrocinata e sostenuta da Bush, un Destra monarchica e una destra
repubblicana, la
Destra storica di Cavour e la destra rautiana, abbiamo una
Destra razzista, quella del National Party Sud Africano di De Klerk e del KKK
americano e una Destra golpista, quella dei colonnelli greci, di Pinochet e di
Videla e, per finire, la contraddittoria Destra Sociale.


Insomma c’è una destra per
tutti, per tutti i gusti e per ogni
convenienza.


Queste destre, tra loro distanti e
spesso in conflitto, hanno però qualcosa in comune. Hanno in comune, in
antitesi alla sinistra, un certo patriottismo identitario e, soprattutto,
l’accettazione del principio del libero mercato teorizzato da Adam Smith il
quale sostiene, come il suo omologo di sinistra Karl Marx, che alla base di
una moderna società vi siano solo le dinamiche economiche, tutto il resto fa
da corollario.


Per la destra lo Stato è una
sovrastruttura, spesso costosa e inefficiente, tuttavia indispensabile per
garantire la massima diffusione dell’economia liberale. Non a caso lo slogan
preferito della destra è: meno stato e più mercato.


La
Destra
,
declinata come dir si voglia, è quindi sinonimo di capitalismo, come sinistra
è sinonimo di egualitarismo.


Il termine “destra” nasce
ufficialmente in Francia nel 1789 con la “Rivoluzione Francese” per indicare i
parlamentari dell’Assemblea Costituente che siedono alla destra della
presidenza.


In quella grande mattanza, tra teste
mozzate e terrore giacobino, va al potere la borghesia illuminata e nasce la
moderna democrazia parlamentare, forma di stato basata sul potere assoluto dei
partiti che, come ben sappiamo, invadono e sfruttano ogni ambito della società
civile.


Da precisare che il termine
democrazia viene spesso usato a sproposito come sinonimo di libertà,
pluralismo e rispetto dei diritti umani. Niente di più
errato
: Voltaire, ad esempio, ritenuto il padre della democrazia,
era, come una buona parte dei pensatori illuministi razzista, antisemita e
sostenitore della schiavitù americana.


In Italia il termine destra fa la sua
prima apparizione nel 1861 con il primo Parlamento unitario per indicare,
anche in questo caso, i deputati e i senatori che si collocano a destra
nell’emiciclo.


L’Italia risorgimentale nasce ad
opera della borghesia piemontese con il sostegno militare ed economico delle
massonerie di Francia e Inghilterra di cui il movimento carbonaro, come pure
la Giovine
Italia di Mazzini, erano un’emanazione e viene strutturata
sul modello francese a partire dalla bandiera tricolore, altro simbolo
massonico. Nasce così uno stato fortemente centralizzato e
repressivo
che a Milano con Bava Beccaris spara cannonate sulla folla
che chiede il pane e nel sud d’Italia si impone con le baionette e con
massacri indicibili di contadini: questa è la destra elitaria che ha fatto
l’unità d’Italia nella totale indifferenza popolare.


Anche se molti cattolici hanno
attivamente partecipato al risorgimento come Manzoni, Silvio Pellico e Massimo
D'Azeglio, il nuovo stato unitario voluto dalla destra è fortemente
anticlericale
e avversato dalla Chiesa per la questione di Porta Pia
che ha posto fine, dopo due millenni, al suo potere temporale.


Alla confisca dei beni ecclesiastici
e alla chiusura dei conventi operati dalla destra storica al potere,
la Chiesa
romana di Papa Pio
IX
reagì scomunicando
Vittorio Emanuele II e, con il famoso “non
expedit
”, proibendo ai cattolici di partecipare attivamente alla
vita politica italiana. I cattolici torneranno ad impegnarsi in politica solo
dopo il primo dopoguerra con il partito popolare di Don
Sturzo.


L’Italia governata dalla
destra è totalmente priva di servizi sociali
: non esiste la scuola
pubblica, le uniche scuole sono private e destinati ai figli della borghesia o
confessionali; la sanità, anch’essa privata, è riservata ai ricchi, i meno
abbienti devono affidarsi alle strutture caritatevoli. Non esiste ne pensione
ne assistenza contro gli infortuni: un operaio o un contadino che subiva un
incidente sul lavoro era abbandonato a se stesso; lo sfruttamento minorile era
una pratica ritenuta normale ed ampiamente diffusa. Questa era l’Italia voluta
e governata dalla destra che raccoglierà Mussolini nel
1922.


Il Fascismo, e qui entriamo in uno
dei più grandi equivoci semantici della storia e della politica, viene
considerato dalla pubblicistica marxista, e comunemente accettato, come
fenomeno di destra. Niente di più errato.


Il Fascismo con la destra non
ha nulla a che spartire.


Sfido chiunque a citarmi un qualunque
documento di epoca fascista in cui si parla di destra. Anzi in un suo celebre
discorso Mussolini ebbe a dire: “I
nostri programmi sono decisamente rivoluzionari. Le nostre idee appartengono a
quelle che in regime democratico si chiamerebbero “di sinistra”; il nostro
ideale è lo Stato del Lavoro…noi siamo i proletari in lotta contro il
capitalismo….il pericolo autentico, la minaccia contro cui lottiamo senza
sosta, viene da destra”.
Così Benito Mussolini.


Il Fascismo non è ne destra ne
sinistra, ma è una sintesi tra le due ideologie arricchite con delle felici
intuizioni finalizzate all’interesse nazionale.


Il Fascismo infatti integra la
libertà d’impresa e la tutela della proprietà privata della destra con il
principio di giustizia sociale della sinistra, inserendovi la "Socializzazione
delle Imprese", ossia la partecipazione dei lavoratori alla ripartizione degli
utili e alla gestione delle grandi aziende e il principio corporativo della
democrazia diretta attraverso l’ingresso nel Parlamento e nelle Istituzioni
dei rappresentanti della società civile. Nasce così lo Stato Sociale
Corporativo, terza via tra socialismo e capitalismo (anche se
solo parzialmente realizzato, calato dall'alto e attuato in una cornice
totalitaria, processo poi interrotto dalle vicende belliche). In quegli anni,
grazie al sostegno del governo e alla diffusa libertà d’impresa, nascono o si
rafforzano tutte le grandi industrie, ora finite in mani straniere dopo essere
state svuotate e trasformate in semplici marchi.


Stato Sociale che ha
permesso all’Italia, attraverso un vasto piano di opere pubbliche e alla
nascita di istituiti come l’INPS, l’INAIL, l’IRI e provvedimenti come
l’abolizione del lavoro minorile, i contratti di lavoro collettivi, la
liquidazione, la Magistratura del lavoro, lo Statuto dei lavoratori,
l’assistenza all’infanzia, le case popolari, le terre risanate ai contadini…
di rimanere in piedi quando a seguito della crisi di Wall Street del ’29
tutte le economie occidentali di stampo capitalista crollavano miseramente
producendo fame, disoccupazione di massa e violenza diffusa, soprattutto in
Germania, America e Inghilterra.


Stato Sociale Fascista poi ripreso da
Rooswelt con il New Deal americano che, tuttavia, non sortì alcun effetto in
quanto applicato in un contesto capitalista (l’America uscì dalla depressione
solo con l’entrata in guerra, fortemente voluta dall’influente apparato
industriale e finanziario americano).


Con la seconda guerra mondiale si
conclude l’esperienza fascista, ma non le sue idee che vengono riprese dal
Movimento Sociale Italiano, erede della Repubblica Sociale Italiana.


Inizialmente il Msi si
dichiara apertamente fascista
. Con l’introduzione della legge Scelba
del ’52 che vieta la ricostruzione del partito fascista si pone i problema di
come definirsi. Iniziò allora a circolare la parola destra che fu
ufficializzata nel 1973 da Almirante con la nascita della Destra Nazionale.
Anche i simboli cambiano con l’abbandono del fascio littorio sostituito dalla
croce celtica, anche se estranea alla tradizione romano-fascista.


In quegli anni, caratterizzati da un
fortissimo avanzamento politico della sinistra marxista, il Msi subisce una
vera e propri invasione di giovanotti borghesi timorosi di perdere la
fabbrichetta del babbo o la seconda casa al mare. Queste nuove leve di
fascista non hanno assolutamente nulla, del fascismo hanno assimilato solo gli
aspetti esteriori in chiave folcloristica e il mito della violenza (viva Duce,
saluti romani e morte ai compagni: in questi slogan – purtroppo ancora in voga
– si riassume il loro livello culturale). In realtà questi missini sono solo
degli anticomunisti che, delusi dalla Dc del compromesso storico, vedono nel
Msi una diga contro il comunismo dilagante.


Questa nuova linfa contribuirà a
spostare il Msi su posizioni di destra filoamericana e costituirà, soprattutto
con l’ascesa di Gianfranco Fini alla presidenza del Fronte della Gioventù nel
1977, la nuova classe dirigente del partito. Nomenclatura che ritroveremo poi
ai vertici di Alleanza Nazionale divenuta prima corrente esterna di Forza
Italia e poi fagocitata dal partito di Berlusconi, non dopo aver abbandonato
tutti gli ideali e valori che hanno caratterizzato i cinquant’anni del
Msi.


Con la nascita di Alleanza Nazionale
finalmente la destra fa la destra, abbandona definitivamente
tutte le residue connotazioni fasciste per accettare appieno il modello
americano, quello del pugno duro, della tolleranza zero e della meritocrazia
esasperata, contribuisce al definitivo smantellamento dello Stato Sociale,
diventa antifascista e laica, accetta il mito del libero mercato, la società
multietnica e la globalizzazione economica. Del vecchio Msi rimane solo un
certo patriottismo oramai scolorito che cozza con la politica estera
scodinzolante nei confronti dell’America e il mito identitario che fa a pugni
con l’apertura all’immigrazione, soprattutto islamica.


E veniamo alla Destra Sociale che
rappresenta il tentativo velleitario e per certi versi truffaldino di
conciliare il fascismo sociale e riformatore con il libero mercato, attraverso
la formuletta della “economia sociale di mercato” che altro
non è che capitalismo caritatevole.


In questo contesto si spaccia per
sociale ciò che in realtà è solo assistenzialismo per giunta
gestito dai privati che ne fanno un vero e proprio business (vedi Caritas e
sindacati), allo Stato è riservato l’onere di mantenere, con i cosiddetti
ammortizzatori sociali, i disoccupati scaricati dagli industriali che trovano
più remunerativo chiudere le fabbriche in Italia per poi riaprirle all’estero
(in epoca fascista una tale politica, oggi favorita dalla destra, non sarebbe
stata tollerata perché contraria all’interesse
nazionale).


La Destra Sociale sostiene la
cogestione tedesca, l’azionariato operaio americano e il principio di
sussidiarietà di Leone XIII che altro non sono che espedienti per rendere il
capitalismo un tantino umano e togliersi dai piedi i relitti della società, ma
che nulla hanno a che spartire con lo Stato Sociale Fascista e con la
socializzazione delle Imprese della Repubblica Sociale
Italiana.


Il Progetto di Destra Sociale era
destinato fin dall’inizio a fallire perché o si è di destra o si è
fascisti
. Alemanno, il principale esponente di questa corrente, una
volta eletto Sindaco di Roma grazie a Berlusconi ha trovato del tutto naturale
passare dall’altra parte della barricata, mentre le destre che si definiscono
sociali (la
Destra di Storace e la Fiamma di Romagnoli) si sono tutte accasate alla
corte di Berlusconi che, come ben sappiamo, a parte il piglio
decisionista che tanto piace a destra, di fascista e di sociale ha ben
poco.


Fine ingloriosa di una destra che
pensava di essere altro.


Gianfredo
RUGGIERO,
presidente Circolo culturale Excalibur




Veniamo da destra,
guardiamo a sinistra e...andiamo oltre


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